Cento donne. Barbara

Cento donne. BarbaraBarbara pensava di aver superato quel dolore, invece era finito là, dove solo il corpo lo sentiva. Se ne accorse all’ennesima apnea nel dormiveglia dell’albeggiare.

L’ultimo sogno le aveva raccontato tutto ciò che sentiva essere diventata la sua vita e che aveva creduto non capire fino ad allora. Si alzò a fatica con un senso profondo di soffocamento. Pian piano con l’aria arrivò la rabbia. Sorda. Profondissima.

Doveva parlare con qualcuno e svegliò la sua migliore amica: lei c’era sempre, era il suo dono speciale, una sorella più della sua stessa sorella, così diversa e irraggiungibile.

Lara le rispose subito spaventata, data l’ora, ma non riuscì nemmeno a chiederle cosa fosse successo, che Barbara la investì con un’ondata di parole, che si fece fiume e un mare intero: tutte quelle taciute, nascoste in quei lunghi anni.

Cento donne. BarbaraMa era un mare in burrasca, perché esplose in una rabbia, che stupì Barbara ancor prima di Lara, che l’ascoltava. Finalmente un pianto a dirotto liberò quel dolore taciuto, nascosto, che dal cuore le si era infilato in ogni fibra del corpo.

Ora le sembrava che, nella violenza emotiva di quel momento, rifacesse il percorso inverso. Lo sentiva percorrerla da capo a piedi, come un veleno che scorre, ma che trova finalmente un’uscita.

Era giorno da un pezzo quando sentì tutta la stanchezza di quel parlare. Si sentì vuota e finalmente leggera. Non felice, perché il dolore restava, ma in qualche modo libera.

Non si può razionalizzare, disciplinare né rendere logico il dolore, perché la mente non può dare forma al sentire, può però aiutare a dargli uno spazio nella propria vita, uno scopo.

Viviamo in una società che ci vuole sempre all’altezza e sempre brillanti, in tempi in cui il cervello è l’organo principe, ma abbiamo anche un cuore, con i suoi tempi e i suoi bisogni.

Barbara si rese conto di questo e capì che doveva darsi proprio il tempo che si era negata allora. Si sarebbe occupata di quel dolore con la consapevolezza che, suo malgrado, avrebbe sempre avuto un ruolo nella propria vita, ma avrebbe imparato a conviverci, perché credere che qualcosa non esista, non lo fa scomparire.

Alle volte, di fronte a cose più grandi di noi, ci comportiamo come i bimbi che giocano a cucù, che si coprono gli occhi e pensano di non essere visti, ma il dolore ci vede benissimo e non ci molla finché non decidiamo di affrontarlo.

Barbara, si ricompose, ringraziò dal più profondo di quel suo cuore provato Lara. Si avviò verso la doccia, decisa a lavar via anche quel sordo tormento, pronta a guardare avanti con una consapevolezza nuova.

Cento donne. Barbara

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