Carla non era stata più la stessa da quando aveva rotto con Luigi. Beh, a dirla tutta, era stata piantata. Dopo due anni e tre giorni. In un ristorante, a cena. Tanti saluti e grazie!
«Mi sono innamorato di Manila», le aveva detto, serafico.
Innanzitutto che razza di nome era Manila?! E poi quanti anni aveva, che faceva, dove l’aveva conosciuta e quando? Si erano mai viste?”
Un milione di domande le si affollavano fra le sopracciglia curatissime. Domande inutili, da copione, scese in gola a formare un nodo, che solo un pianto improvviso, esploso in faccia a Luigi, avrebbe potuto sciogliere.
Non sapeva cosa l’avesse trattenuta, se l’ultimo atomo di orgoglio o lo shock. Era poi rimasta lì, mentre lui, lasciandola con un bacio in fronte, si era dileguato come il tempo trascorso ad amarlo.
Quanto tempo fosse rimasta a quel tavolo proprio non poteva dirlo: cinque minuti, dieci anni o un’intera giovinezza potevano allora equivalersi.
Si ritrovò comunque a casa, svegliandosi l’indomani in una vita diversa, dove foto e ricordi le parvero i resti di un veglione di carnevale, rimasti a terra a festa finita. Doveva far ordine e un sacco nero parve la soluzione con buona pace per la differenziata.
Da allora il tempo vissuto le era parso solo quello speso a lavoro, del resto non aveva più nulla da circolettare in agenda. E proprio al termine di una delle sue solite lunghe giornate lavorative ripensò a quanto era accaduto.
Sarebbe rientrata come al solito in quella casa silenziosa e sarebbe rimasta avvinghiata a un cuscino del divano o del letto, come a una zattera per non affondare in quel mare di solitudine. «Com’è banale e retorico a volte ciò che sentiamo», pensò.
In quello stesso momento si vide riflessa in un abito nero di una vetrina, non si distingueva bene, ma si intuiva sciupata e sciatta. 34 anni: troppi per perdere un solo giorno ancora, pochi per dirsi sconfitta.
Al diavolo Luigi e la sua Manila! Era ormai tempo di riprendersi la vita e doveva farlo subito. Fece un respiro profondo, raddrizzò la schiena ed entrò a comprare quel delizioso abito nero.
Delizioso e fulminante quadretto di come solo le donne possono avere il dono di reindirizzare la propria vita su un cammino positivo. Se solo tutte le nostre sorelle ne avessero coscienza…
Bello……