Cento donne. Donatella

Cento donne. DonatellaIl senso della vita? A saperlo!

Donatella si arrese a quel pomeriggio faticoso e si lasciò cadere lunga sul letto. Non voleva pensare, a che sarebbe servito? Aveva un solido passato di riflessioni e analisi e non era approdata a nulla.

Avesse avuto del cioccolato a portata di mano! Quale stato d’ansia o di abbattimento non trova sollievo con del confortevole e consolatorio cioccolato? Ma non ne aveva…

Poi si tirò su, aggiustandosi dietro la schiena i cuscini e riprese a riflettere, lei che aveva detto “mai più elucubrazioni”, ma – si sa – mai dire mai.

E così considerò che alle volte arrendersi a un’esistenza complicata può aiutare a capire che non sempre c’è spazio per una lotta con la vita, alle volte un sano “non ti considero” può dare quella svolta verso un’inconsapevole esistenza, in cui vivere è più forte del capire, del cambiare.

L’equilibrio può nascere anche dall’accettazione di ciò che non possiamo appunto cambiare.

Il quotidiano non deve necessariamente essere visto come ineluttabile, ma come spazio in cui muoversi.

Questo è dato e con questo bisogna industriarsi per fare del nostro meglio. Poi la vita farà il resto.

Non è rassegnazione, ma accettazione: cosa diversa. La rassegnazione ci fa succubi, l’accettazione protagonisti. Artefici di ciò che è possibile.

A volte il paniere è scarso e la cena va fatta con quel che si trova in dispensa. La fantasia farà il pasto.

Donatella aveva chiaro tutto questo e decise che non era il caso di darsi per vinta, in fondo il futuro non lo conosceva, sapeva come partiva, ma non poteva sapere come sarebbe arrivata alla fine di quel tortuoso cammino chiamato vita.

Quindi si alzò e si ritrovò dall’altra parte del guado, quello che separa la vita subita dalla vita vissuta.

Cento donne. Donatella

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