Cento donne. Lucia

Cento donne. LuciaLucia si svegliò tutta sudata e improvvisamente si sentì nella pelle di un’altra, finita nella vita di qualcuno che non era lei. Non poteva essere lei!

Le mancò il respiro, si sedette sul letto cercando di catturare quanta più aria possibile: un attacco di panico in piena regola. 30 anni e sentirsene 100 fu un tutt’uno.

Si alzò e corse ad aprire la finestra, fuori pioveva e quel ticchettio le diede pace. Cominciò a sentire il cuore rallentare.

Com’era arrivata a quel punto?

Alle volte capita di correre e di non fermarsi fino al momento in cui il fiato manca e allora ci si volta e può capitare di aver sbagliato direzione e tutto quell’andare non è stato altro che un percorso fatto al posto di non si sa chi, ma certamente non è il nostro.

Ritrovare il bivio in cui si è sbagliata la direzione non è facile, perché richiede la fatica di ripercorrere a ritroso i nostri passi e ritrovare le buche e gli affanni.

Lucia inspirò fino a sentir male alle narici, voleva catturare tutta l’aria che al risveglio le era mancata.

Disse una preghiera. Se ne ricordò una di quando da bambina la recitava prima di addormentarsi. La ripetè a voce alta e inspirò.

Ecco che il respiro le si face più regolare e disse: «Basta!».

Si diresse in cucina, si preparò quel caffè che beveva solo di pomeriggio e capì che tutto ha un fine.

Anche la depressione.

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