Cento donne. Paola

Paola, sepolta dal piumone, si accoccolò nel caldo del suo letto con la gola in fiamme.

«No, l’influenza no!»

Quella proprio non poteva permettersela. Sola in quella città, dove nemmeno i vicini nati e cresciuti lì si frequentavano, non poteva contare su nessuno.

Paola era la classica donna organizzatissima: si era ovviamente fatta il vaccino e a inizio stagione aveva rifornito il proprio armadietto con vari farmaci da banco per le emergenze naso-orecchie-gola-testa-febbre-dolori.

Era fatta così: era il suo modo di sentirsi al sicuro.

Era anche una patita di erbe, ayurveda, oli essenziali, ecc. quindi aveva un secondo pronto soccorso di medicina alternativa per le più varie evenienze.

Ma quando stai male e non ti senti di uscire nemmeno dal letto, all’armadietto – primo o secondo – ci devi comunque arrivare!

Optò per un rimedio naturale infallibile: gargarismi col limone.

Scivolò nella calda vestaglia e si diresse ai fornelli per preparare il rimedio, così come le aveva insegnato sua madre Rossella.

Se solo l’avesse avuta ancora! L’aveva persa tre anni prima e proprio allora, a salvarla da tanto dolore, era arrivata la proposta di trasferimento e avanzamento di carriera.

L’aveva afferrata come l’unica possibilità di affrontare quell’assenza.

Non aveva fratelli Paola, figlia unica e senza padre. Il suo aveva pensato bene di ritornare a quella famiglia che a sua madre aveva “dimenticato” di dire di avere.

All’epoca lei doveva ancora venire al mondo. Fu così che la mamma decise di trasferirsi in una nuova città per ricominciare e crescerla da sola.

Se l’erano cavata bene loro due, furono una squadra fino all’ultimo.

Rossella, a suo tempo, aveva anche deciso che, se il padre non l’aveva voluta allora non le avrebbe imposto nessun sostituto e rimase libera da ogni vincolo. Bastò sempre a se stessa e, se amò, lo fece al di fuori della loro vita insieme.

La vide andarsene serena e questo fu l’ultimo grande dono che la madre le fece.

Ora doveva essere alla sua altezza e cavarsela, ma non aveva una figlia a motivarla, anzi, non sapeva nemmeno se ne avrebbe mai avuta una, vista la sua desolante vita amorosa.

Ecco, in questo sua madre non le era stata d’aiuto, sebbene non l’avesse mai incoraggiata a chiudersi.

Dati i trascorsi familiari, Paola era piena di paure e chiusa a riccio. Diffidente come poche e l’amore, si sa, vuole trovare cuori aperti.

Comunque lei ora doveva pensare a come sopravvivere a quell’influenza. Fatti i gargarismi, si rimise a letto.

Cominciava a sentire la febbre salire e si ricordò che non era riuscita a fare la spesa.

Prese il cellulare e fece una cosa che le costò moltissimo: chiamò la sua collega, sempre tanto gentile e che sapeva impegnata in parrocchia (quindi presumibilmente meno propensa a scaricarla) e le spiegò l’emergenza.

Chiese solo pochissime cose per non darle eccessivo disturbo e le fu in cuor suo immensamente grata del tono sereno e pronto con cui rispose alla sua richiesta.

Calcolando il tempo che avrebbe potuto metterci, si trascinò in bagno per lavarsi e ricomporsi, in modo da non farsi trovare come un cartone animato mal disegnato.

Un po’ di tempo dopo sentì suonare il citofono, aprì sentendo una voce che le diceva che era il fratello della collega, che aveva avuto un imprevisto.

Troppo accaldata per pensare di aver creato impicci, aprì la porta accostandola in attesa che salisse questo fratello.

Angelo – di nome e di fatto – le apparve e a Paola la febbre arrivò a 40.

«Sì, il colpo di fulmine esiste!»

Bello, ma a modo suo, con un profumo discreto, ma capace di far resuscitare un olfatto moribondo, le sorrise – colpito – porgendole la spesa.

Paola tese la mano, ma non strinse la borsa che cadde. Si chinarono a raccoglierla e, come nel più classico dei film, sbatterono la testa.

Paola era febbricitante, ma non tanto da non notare che all’anulare sinistro non ci fosse alcuna fede.

Risero, lei fece un passo indietro.

«È meglio che non mi stai vicino o ti ammalerai.»

«Non preoccuparti, l’ho già avuta. So che sei sola, se vuoi il brodo te lo preparo io, in cucina me la cavo bene, vivo solo anch’io.»

Paola, non vista, fece un occhiolino al cielo e in cuor suo disse: «Grazie, mamma.»

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