Giovanna Minelle, una fotografa e il suo viaggio in solitaria (1)

Un treno indiano Facebook può essere anche l’occasione di belle amicizie e infatti proprio su Facebook ho conosciuto Giovanna Minelle.

L’amore per l’India è stata l’occasione e il suo grande talento per la fotografia ciò che ha mosso tutto. Mi ha colpita subito e subito siamo entrate in confidenza – cosa che a me riesce difficilissima – proprio per un’affinità nel sentire.

Ciò che motiva questo articolo, che apre un servizio, è il fascino che ha su di me il suo talento di fotografa e l’irresistibile desiderio di condividere un’esperienza che non potrebbe essermi più lontana: un viaggio di cinque mesi in solitaria in India e low cost.

Se avete letto qui, avrete intuito che io posso essere la persona meno adatta per affrontare una simile esperienza.

Ammetto che la mia India sia stata quella dei grandi alberghi e degli spostamenti con voli interni o con autista (chi può guidare in India???!!). In quanto al famoso cibo di strada indiano l’ho assaggiato solo perché ne avevano allestito un buffet al Taj Coromandel di Chennai, dove alloggiavo.

Ma non vi fate un’idea sbagliata: non sono affatto snob, sono solo una fifona. E ho uno spirito di adattamento pari a zero: mai fatto un campeggio in tutta la mia vita.

Un risciòGiovanna invece si è fidata di questo enorme Paese e di se stessa, ha impacchettato lo stretto necessario ed è partita alla scoperta dei propri limiti e di un Paese per certi aspetti nuovo, se pur già da lei visitato, ma in modo diverso.

Conversando con Giovanna

La prima domanda che le ho rivolto è stata: «Perché scegliere un viaggio così?».

G.M.: «Perché volevo vivermi l’India on the road. Avevo scelto di essere artefice consapevole del mio cambiamento, di partire con obiettivi chiari, spingendomi oltre i miei stessi limiti e pregiudizi per superarli.

Ed è stato così, perché poi il viaggio è continuato e continua a casa, rimessi i panni della quotidianità, con difficoltà, ma  con la certezza che quell’esperienza sia dentro di me.

Un viaggio così non finisce col ritorno in Italia, anzi, la società in cui viviamo mi dà modo di mettere in pratica ciò che in quei lunghi mesi ho imparato.

Quindi ti racconterò degli alloggi in cui mi sono rifugiata, del cibo di strada che ho mangiato, dei mezzi pubblici che ho preso e della gente che ho incontrato.

È la storia di un viaggio low cost e in quel momento della mia vita la mia crescita personale doveva necessariamente passare per le difficoltà che un viaggio così e in solitaria garantivano.» (Continua)

Una stanza in India

Le foto sono state gentilmente concesse dalla Signora Giovanna Minelle, che ne conserva tutti i diritti. Pertanto ne è vietata ogni riproduzione o uso.

Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *