India lontana

Il mal d’India è un affare serio. Non pensavo che esistesse, sapevo solo del mal d’Africa. Ignoravo ancora d’averlo contratto quella mattina di febbraio del 2012 quando scesi a far colazione nell’albergo a Goa: ultimo giorno prima della partenza per Mumbai, da cui sarei rientrata in Italia con scalo a Parigi.

Ricordo perfettamente quando mi avvicinai al buffet e sentii letteralmente una morsa al petto, a cui non sapevo dare un nome. Una sensazione forte mai sentita prima.

Quando presi posto nel volo di ritorno mi sentii confortata dal pensiero che sarei tornata ad ottobre e quel pensiero mi rasserenò e mi accompagnò per tutti i mesi che mi separarono dal più bel viaggio della mia vita: il secondo in India.

Più romantico e perfetto non avrebbe potuto essere.

A giorni saranno otto anni. Come dice il mio salvaschermo: “la vita è ciò che ti accade mentre sei impegnata a fare altri progetti” e io ho imparato a non farne troppi, al massimo a breve.

Non sono più tornata in India da allora per un motivo o per un altro, ma so che un giorno tornerò.

Se esistesse davvero la reincarnazione – cosa di cui dubito – credo di averne avute almeno due di vite precedenti: in una sono di certo stata una gatta, perché i tetti hanno per me un fascino unico e sebbene soffra di vertigini, quando sono salita su quello della mia casa di famiglia, ho provato una grande emozione e nessuna paura. Inoltre ho più di un aspetto del mio carattere che mi rende un “felino”.

Nell’altra vita devo essere stata poi una vecchia signora inglese, che prima di ritirarsi in una tranquilla casa nel verde, deve almeno aver vissuto la propria giovinezza in India, perché in quel Paese io mi sento me stessa.

Eppure sono schizzinosa al limite della paranoia, profondamente democratica per un Paese in cui le caste ancora nei fatti contano, femminista malgrado l’anagrafe e terrorizzata da qualunque scimmia o insetto e in India non si tocca nessun essere vivente, per disgustoso o pericoloso che sia.

In realtà dovrei dire londinese, perché quella città è l’altro posto al mondo dove mi sento a casa e dire che la prima volta non presi con entusiasmo la proposta di passarci parte delle vacanze natalizie. Fu un colpo di fulmine e non mi è ancora passata.

Io sono italiana fino al midollo, ma evidentemente c’è qualcosa in me che mi spinge verso questa città unica e verso un Paese che avrebbe tutto per terrorizzarmi.

Per la verità di paure ne ho avute più d’una nei due lunghi viaggi fatti in India, ma ugualmente il senso di benessere e di pace è stato talmente grande da sopraffarle.

Non so come sarà il mondo passata la pandemia: purtroppo ancora siamo lontani dal saperci fuori, ma arriverà il giorno in cui sarà di nuovo normale girare il mondo.

Ogni grosso evento storico muta le nostre abitudini, ma abbiamo trovato una parvenza di equilibrio dopo l’11 settembre, troveremo la quadra anche dopo la pandemia.

Ci sono altri viaggi prima di tornare in India, perché c’è ancora tanto da vedere prima di ritornare dove ho molto viaggiato, ma tornerò. So che la troverò diversa, perché anche questo Paese, apparentemete addormentato nelle proprie tradizioni, corre veloce.

Come sarà tornare? Sarà come riprendere da dove avevo lasciato, intanto non lo perdo di vista e seguo le notizie e il suo cinema, che mi raccontano dell’era Modi, sospesa fra modernità e un crescente integralismo hindu.

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