Un viaggio e un luogo del nostro cuore

Perché ci innamoriamo di un luogo? Perché lì abbiamo ricordi belli o perché ci somiglia? Forse tutto questo o altro ancora, chissà. Ma che un luogo ci entri nel cuore perché riveli qualcosa di noi a noi stessi è probabile.

Adoro viaggiare, come a molti, non a tutti, perché davvero non a tutti piace. Parecchi, pur potendo, amano il proprio nido e le proprie abitudini, che fanno rima con certezze, e dal proprio spazio noto non vogliono uscire.

Perché il viaggio è sempre scoperta. E non solo del luogo visitato. Molto più spesso di sé e a non tutti piace conoscersi davvero. Anche la percezione e l’opinione che abbiamo di noi stessi è un nido sicuro, in cui rifugiarci o meglio trincerarci.

Costoro in genere, se alla fine decidono di viaggiare, normalmente preferiscono i viaggi organizzati, che sono una magnifica soluzione, se non la consideriamo però come unica opzione per la nostra vita.

Perché muoversi in gruppo protegge i ruoli e le definizioni. Se poi non bisogna prendersi la responsabilità di fare scelte di itinerari e variazioni, è più facile rincalzare l’immagine che abbiamo di noi stessi e starcene così coperti. Al calduccio.

In viaggio ci misuriamo: con paure, con limiti, con desideri. Un luogo sconosciuto ci può far sentir liberi di essere fino in fondo noi stessi. E questo può davvero essere un viaggio nel viaggio e non è sempre detto che quello che alla fine scopriremo ci piaccia davvero, perché potremmo esserci sopravvalutati.

Ma può accadere anche il contrario e allora è magnifico.

Ognuno di noi avrà dunque uno o più luoghi a cui è legato, in cui, potendo, vorrà ritornare. Magari più e più volte.

Nei viaggi fatti, che per quanto è grande il mondo non sono nulla, resto legata a tre luoghi: Londra, Stati Uniti e India.

E’ vero, sono stati viaggi tutti molto belli e i ricordi sono tanti. In tutti e tre sono tornata una o più volte, ma ci sono certo altri luoghi che ho amato, che però potrei pure rinunciare a rivedere. Un motivo ci deve essere se le cose stanno così.

Probabilmente perché, fra le possibili ragioni indicate in principio, quella che mi calza di più è che mi somigliano. O, meglio, gli somiglio. Tre luoghi diversissimi, che nulla hanno in comune fra loro se non me stessa.

Londra è il mio lato legato alle tradizioni, è una città che mi parla di apertura in un contesto in cui questa non spaventa, ma arricchisce, stimola senza sovrapporsi, senza stravolgere ciò che si è per storia. E’ il mio lato abitudinario, tranquillo, che affonda nella storia da cui provengo e mi dà un’identità, ma anche la curiosità verso ciò che mi è lontano.

Gli USA sono il mio innato desiderio di andare, muovendomi verso spazi che non chiudono, ma che abbracciano l’orizzonte, è la diversità che è  al contempo fiera identità, è l’essere tutti con un altrove alle spalle e i piedi ben fermi su valori comuni. E’ il mio lato da maschiaccio.

L’India, infine, è il mio lato spirituale e la mia anima un po’ hippie. E’ tutta la tavolozza dei colori. E’ il desiderio che tutto sia intenso, perché detesto il tiepido, il beige e il non detto. E’ la capacità di convivere fra saree, veli e crocifissi: un sogno. E’ la gioia dei sorrisi gratuiti e davvero delle piccole cose. E’ il mio lato fanciullo. E’ il mio lato più femminile.

In questi tre luoghi ho sentito tutta la sintonia di cui sono capace. Ho sentito di aprire ogni volta una stanza della mia anima.viaggio

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