Volgarità e coerenza, dove e come

Rifuggo la volgarità come la peste, ma poi vado al cinema a vedere i film di Checco Zalone, che considero un uomo molto intelligente, rido a volte con la satira arguta di Crozza e perdono a Christian De Sica i suoi film.

Incoerente? Spero di no.

La comicità si è sempre nutrita di doppi sensi e sbracataggini, figlia del proprio tempo, è il barometro del livello della nostra società. Lo so, già questo basterebbe ad allarmare, ma la risata è una necessità dell’animo ancor prima che del corpo e il buon umore, come ho già scritto altrove, è qualcosa di cui esser grati.

Non si può vivere snobbando la risata, tenendocene alla larga, solo perché si nutre di un linguaggio che non è il nostro.

Personalmente accetto – in questi contesti – le parolacce, ma non quella comicità che ha bisogno di un intercalare che, come un mantra, nomini ad esempio la Madonna.

Quindi, come tutti, ciò che per me è comico passa attraverso la mia sensibilità e quindi entrano in gioco più aspetti, perché la parola non risponde solo al nostro udito, ma tocca tante corde del nostro sentire.

Certo, i veri comici sono coloro che non scelgono la strada facile del turpiloquio, ma sanno scatenere le risate con la sola forza della propria comicità. Brignano, Aldo, Giovanni e Giacomo, Ficarra e Picone e Ale e Franz mi pare siano fra questi.

In verità non seguo molto il cabaret e potrei sbagliarmi per numero o nomi.

Nemmeno i grandissimi di un tempo, quando i modi erano altri e altra la nostra società, si tennero lontani da qualche licenza. Lo stesso Totò vi incappò per ragioni di copione. Ovvio che paragonati ad oggi con loro siamo doppiamente nell’Olimpo.

Ognuno però vive nel proprio tempo e ogni cosa ha un proprio contesto, l’importante è non confondere uno spettacolo di cabaret con la vita reale. Lo stesso Antonio de Curtis era severo nel precisare che lui era un signore e Totò un abito di scena.

Personalmente i cinepanettoni, i film comici, certi spettacoli, in cui di parolacce ne fioccano parecchie, li considero sostanzialmente innoqui rispetto a tanta televisione, che, lontana dal fare comicità o satira, raggiunge share impressionanti, propinando programmi quotidiani o settimanali in cui la volgarità è la sola chiave di lettura.

Quella sì che è cattiva maestra, perché non c’è un preciso e definito contesto a far da filtro o circoscrivere quanto viene messo in onda, è come la pubblicità occulta: si insinua nella nostra società, spacciando per modelli e modi la pura volgarità, che a volte rifugge persino il turpiloquio per nascondersi meglio.

Questa è la volgarità che evito sempre e comunque, che non mi fa ridere e che mi preoccupa, perché è quella che non trovo ad esempio in un film di Zalone, ma sull’autobus, in un negozio, per la strada.

Per ritornare alla domanda: incoerente? Penso proprio di no!

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