Cento donne. Marilena

Cento donne. Marilena | Aida Mele MagazineMarilena si alzò con un feroce mal di testa. Aveva dormito malissimo. Erano giorni che si trascinava per stanchezza ed era di nuovo lunedì.

Un’altra settimana fra lavoro da remoto, casa, il padre solo e poi forse soltanto una depressione strisciante dovuta agli ultimi anni difficili, che si erano portati via le poche certezze in una vita sempre di corsa. Verso dove, poi…

Non aveva tempo però di pensarci, doveva prepararsi e mettersi al lavoro, prima però doveva passare da suo padre per vedere come stesse e se avesse bisogno di qualcosa.

Arrivata a sera e preso il secondo analgesico per quel mal di testa, che si era trascinata per l’intera giornata, si sedette davanti a una tazza di latte: altro non avrebbe preparato per cena, troppo stanca.

Al profumo di quel cibo della sua infanzia, in cui fin da bambina aveva preso ad aggiungere del cioccolato solubile, si sentì inchiodata a una vita che non viveva più, ma che trascinava come fosse uno scatolone grande e pesante, di cui non conosceva più il contenuto: delusioni, nostalgie, rimpianti, abbandoni? Un po’ di tutto questo, probabilmente.

Tutto era da ripensare, l’intera scaletta!

Innanzitutto perché continuare ad abitare una casa vuota da quando aveva rotto col compagno, in cui non poteva nemmeno prendere un cane per mancanza di tempo e di forze? Perché correre a inizio e fine giornata dal padre, che, morta la madre, se ne stava solitario e depresso in una casa altrettanto vuota e in giornate ancora più vuote?

Avrebbe ricominciato proprio da lì, unendo le reciproche solitudini per essere di nuovo una famiglia, dare a lui qualcosa da fare e a sé stessa il calore di una tavola condivisa. Meno spese, meno corse, più tempo per sé e finalmente un cane. Ne avrebbe preso uno piccolino dal canile: il padre adorava i cani, sarebbe stata un’occasione di gioia e di movimento per lui che cominciava a star troppo in poltrona.

Sarebbe andata lei a vivere da lui, non solo perché era meglio non sradicarlo, ma anche perché la casa aveva un piccolo giardino. Avrebbe lasciato quel suo appartamento, ormai malinconico, e avrebbe ripensato la sua vecchia camera da cima a fondo.

Si sentì felice. Come aveva fatto a non pensarci prima?!

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