Amedeo Nazzari. Ritratto d’attore, questo il titolo della mostra fotografica e documentaria allestita da Giulio D’Ascenzo ed Elisabetta Centore, inaugurata alla Casa del Cinema il 21 settembre scorso, che si concluderà domenica 18 ottobre.
Se non l’avete ancora fatto, potendo, vi invito a visitarla. Si tratta di un’occasione, fra l’altro gratuita, per un “viaggio” nella carriera di uno straordinario attore e divo del nostro cinema.
Amatissimo dal pubblico, Amedeo Nazzari è scivolato in disparte com’è accaduto a tanti grandi, trascurato oggi da critici e studiosi molto presi da altro, dove a volte questo altro si riduce ad una rosa di nomi e di temi, su cui si è scritto e disquisito oltre ogni reale interesse.
Definito l’Errol Flynn italiano, a parer mio sarebbe dovuto essere l’inverso nel senso cioè di considerare noi quest’ultimo l’Amedeo Nazzari americano, tali furono il successo presso il pubblico e il carisma che accompagnarono Nazzari per tutta la vita, anche negli anni in cui il cinema aveva preso altre strade e la sua personale ritrosia e “pigrizia” favorirono il suo defilarsi, per quanto non può dirsi che la sua carriera cessò mai se non con la sua scomparsa.
Bello e con un’eleganza innata, apparteneva a quegli uomini fortunati, che gli anni fanno ancora più belli e affascinanti.
Divo per eccellenza del cinema del Ventennio, trovò un forte rilancio presso il grande pubblico nella stagione d’oro del Melodramma, fra la fine degli anni Quaranta e la metà degli anni Cinquanta.
Una serie di grandi successi al botteghino che finirono però per legarlo ad un genere da cui affrancarsi non fu poi facile. A tutt’oggi nell’immaginario collettivo Nazzari resta quell’interprete, complice anche la continua riproposta televisiva di quei suoi film di allora a discapito di innumerevoli altri.
Amedeo Nazzari arrivò al cinema dal teatro, non fu un attore improvvisato: fu il cinema a chiamarlo. Dopo il debutto in Ginevra degli Almieri (di Guido Brignone, 1935), arrivò subito al grande successo col suo secondo film, Cavalleria (di Goffredo Alessandrini, 1936). Due anni dopo sempre per Alessandrini girò il film che lo consacrò primo divo del firmamento italiano: Luciano Serra pilota, film vincitore alla Mostra del Cinema di Venezia e campione d’incassi dell’anno.
La mostra di Roma è fatta solo di originali: locandine, articoli, fotobuste e soprattutto belle foto, che ricordano alcuni dei tanti titoli della sua lunghissima filmografia.
Non so quanti film di Amedeo Nazzari conosciate oltre ai “soliti” ovvero quelli stappalacrime girati in coppia con Yvonne Sanson. I più belli non li ho trovati, la rete offre poco e male, così ne ho scelti altri. Rappresentano gli anni dal cinema di regime a un nuovo cinema italiano.
Il primo è una commedia romantica deliziosa con riprese all’aperto per allora notevoli; il secondo è un tipico esempio di molto cinema di quel tempo, nato da opere letterarie più o meno note al grande pubblico; il terzo è una commedia brillante con grandi attori caratteristi nonché celebri doppiatori e con protagonista Lilia Silvi, beniamina in quegli anni. La canzone di chiusura è da dimenticare: capirete perché; il quarto è una commedia con la divina Alida Valli. Qui Amedeo Nazzari interpreta se stesso; il quinto film è drammatico, coprotagonista un altro divo del nostro cinema, Massimo Girotti.
Ve li lascio, guardateli con gli occhi del tempo altrimenti ve ne sfuggirà il valore. Cliccate sui titoli e buona visione!
- Cavalleria (di Goffredo Alessandrini, 1936)
- I Mariti (di Camillo Mastrocinque, 1941)
- La Bisbetica domata (di Ferdinando Maria Poggioli, 1942)
- Apparizione (di Jean De Limur, 1944)
- Fatalità (di Giorgio Bianchi, 1946)
Grazie!!!!!!!
A te.