Buon compleanno, Commendatore!

Buon compleanno, Commendatore! Sei nato oggi, ma 115 anni fa, in una strada nel cuore di una Roma che non c’è più, ad un passo da quella piazza di Campo de’ Fiori, che diede il titolo al secondo film della tua lunga carriera.

Oggi c’è una targa, vergognosa. Non rende omaggio all’artista che sei stato, ma rimanda a quello che oggi si ricorda di te: un corpulento attore comico con la fissazione del cibo.

L’ignoranza è un male grande. Tu che sei stato uno dei più illustri artisti dello spettacolo del Novecento italiano. Innanzitutto autore prima di ogni altra tua esperienza d’arte.

Quanto hai scritto! e chi se lo ricorda più. Oggi prendono fischi per fiaschi e leggo che attribuiscono alla penna di Fellini successi che sono solo tuoi. Semmai prendesti sotto la tua ala paterna il Maestro allora spilungone e affamato, che trovò in casa tua una tavola imbandita e un letto caldo, un mecenate e un amico.

Però, si sa, il successo porta lontano e a volte così lontano da non trovare più la strada dei vecchi amici. Capita.

Io ti ho incontrato in uno schermo in bianco e nero. Ero piccola e seguivo i tuoi sketcth in tivvù. A quei tempi già il cinema per lo più “dileguossi” per dirla ridendo amaramente.

Il tuo pubblico però mai. Sempre accanto a te. Anche quando sei volato via, lasciandoci con quel tuo epitaffio degno del tuo spirito arguto: tolto dal mondo troppo al dente.

Il tuo pubblico è accorso, il cinema no: eri stato “epurato”, perché la calunnia è un venticello dal fiato lungo, ma il tempo è galantuomo e metterà tutto a posto.

Una certa intelligentia ti aveva bollato come fascista e in quei tempi di militanza cieca nessuno ha voluto capire perché siedevi fra i banchi al funerale dell’Onorevole Almirante.

Di nuovo: l’ignoranza è un male grande.

Tu, coerente e fedele a te stesso, eri andato perché quella famiglia la conoscevi da anni. Oggi più nessuno se lo ricorda che gli Almirante erano una famiglia di artisti e te li eri trovati colleghi e compagni d’arte infinite volte. Giorgio aveva scelto la politica, ma questo non ne faceva per te un nemico.

Del resto lo stesso Almirante andò ai funerali di Berlinguer: la morte dovrebbe fare abbassare le armi e ricordare il rispetto, ma già a quei tempi questo Paese aveva preso la strada opposta e oggi sappiamo che mai come su temi politici il rispetto della persona è assente: ci si sbrana con odio senza più ritegno né onestà intelletuale.

Tu eri un uomo di un’altra Italia e mai ti saresti preoccupato della tua “immagine” piuttosto che esprimere il tuo cordoglio ad una famiglia che conoscevi da tutta la tua vita artistica o quasi.

Ci vuole fortuna nella vita certamente, ma anche nella morte: il 2 aprile di quest’anno sono stati i trent’anni dalla tua scomparsa e il Festival del Cinema Europeo di Lecce era pronto per dedicarti un omaggio con una mostra, una tavola rotonda e un film restaurato dalla Cineteca di Bologna. Poi la pandemia: tutto rimandato a data da destinarsi.

Sembrava che con il 31 ottobre tutto fosse finalmente pronto, poi il DPCM del 24. In un attimo e devo dire con un’abilità da funamboli gli organizzatori hanno convertito l’evento in streaming. La mostra è visitabile, ma il resto è in rete.

Ieri la tavola rotanda c’è stata e mi ritengo soddisfatta, nonostante il tempo limitato, perché nuovi spunti sono emersi e una traccia per nuove ricerche è stata lanciata. Lo considero un primo significativo passo.

Devo dire che l’organizzazione ti ha offerto un ulteriore spazio e gliene sono personalmente grata: in streaming si possono vedere due dei tuoi film da regista oggi meno noti, ma che sono due gioiellini: Hanno rubato un tram e Il maestro.

Quest’ultimo fu all’epoca definito “un film gentile”, mai avrei immaginato un simile aggettivo accostato ad un film, ma l’ho trovato quanto mai appropriato. In verità molto del tuo cinema, soprattutto come autore, è “gentile”.

Lavoro perché finalmente ci sia una riscoperta della tua figura di artista, ormai ridotta a pochi sketch e molta pastasciutta.

Ad maiora, Commendatore!

 

 

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