Cento donne. Sofia

Cento donne. Sofia“C’è un tempo per tutto. Sofia sapeva le cose ovvie della vita, quelle che tutti sappiamo e che all’occorrenza una vocina in fondo al nostro cuore ci ripete.

Il tempo della spensieratezza se n’era andato da un pezzo, ma finché ci fossero state persone che l’avevano condiviso con lei, non se ne sarebbe andato del tutto. Poi però quella mattina aveva squillato il telefono e aveva saputo di Ilaria.

Le restavano altre persone, ma non così intime, e un fratello, ma era tanto più grande di lei e con una famiglia tutta sua, che non l’aveva mai fatta sentire a casa.

Certo, lei e Alberto si volevano molto bene, ma quell’affetto non era stato sufficiente a farla sentire importante nella vita di quella nuova famiglia, del resto alla cognata non era mai piaciuta molto e “se non ti danno una possibilità non c’è modo di andar bene, qualunque cosa tu faccia”. Altra ovvietà.

Di conseguenza anche la loro figlia non stravedeva per quell’unica zia, che le era toccata, mentre Sofia avrebbe dato chissà cosa per sentirsi davvero amata da lei.

Era ormai il 21 dicembre. Un altro Natale da mandar giù.

Il suo piccolo appartamento, comprato con quello che le era toccato alla morte dei suoi, era angusto come la sua vita. Beige come la sua quotidianità, senza guizzi di colore.

Era stato un affare e non ci aveva riflettuto più di tanto, visto che le aveva consentito di mettere in banca un piccolo gruzzoletto per qualche imprevisto. Non ci si era dedicata, non le interessava affatto, l’aveva addirittura comprato mezzo ammobiliato.

Dei suoi sogni e ricordi aveva fatto invece grandi scatoloni impilabili e vi aveva riempito la piccola soffitta. Strano come possano essere voluminosi e ingombranti i progetti andati in fumo e ancor più i ricordi!

Sofia sapeva che un altro Natale non l’avrebbe affrontato. Non così.

Cento donne. SofiaTornando dall’ufficio deviò il tragitto e si fermò in agenzia. Ne uscì con un last minute per il Messico: due settimane sulla Riviera Maya! Quasi quasi non avrebbe saputo dire come era successo, ma poi pensò che le cose ad un certo punto “vanno come devono andare”.

Passò in profumeria e invece dei soliti regali comprò dei solari e un trattamento per capelli. Rientrò e si versò del Merlot. Un sacchetto di mini Ritz l’aiutò a buttarlo giù.

Non era tipo da bere da sola, ma un aiutino le serviva per cominciare a preparare la valigia, a cercare il passaporto e a scrivere la lista di cosa avrebbe dovuto fare prima di partire il 25.

Mentre faceva la spola fra le poche stanze, cominciò a vedersi dal di fuori e si compatì per aver ridotto la propria vita a un cumulo di rinunce.

Capì che non si può vivere zavorrati e che bisogna lasciar andare le cose che la vita e il tempo non hanno trattenuto o realizzato. Ora sarebbe stato troppo, ma le fu chiarissimo che al ritorno avrebbe dovuto svuotare la piccola soffitta. Poi avrebbe pensato all’appartamento.

Viaggiare le piaceva da sempre, nuovi oggetti, nuovi colori, nuove esperienze avrebbero portato una luce diversa: era tempo di cambiare, se voleva cambiare la propria vita.

Telefonò ad Alberto e gli disse che non sarebbe andata al pranzo di Natale e di non preoccuparsi per lei, perché sarebbe partita per un viaggio e sarebbe ritornata il 7 gennaio.  Mentì, disse con una sua collega per troncare ogni possibile preoccupazione o curiosità.

Al suo ritorno avrebbe accettato quello che non poteva cambiare, anche nei propri affetti. “La vita ha fantasia”, si ricordò di aver letto in un blog. Cominciavano a piacerle tutti quei luoghi comuni, la rassicuravano.

Come il personaggio di Diane Lane in Sotto il cielo della Toscana, non avrebbe più cercato di catturare le coccinelle e un giorno le coccinelle avrebbero trovato lei.

Quel pensiero le piacque. Sorrise. Era pronta.

Cento donne. Sofia

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