Ci ha lasciati Alessandra Appiano

Ci ha lasciati Alessandra AppianoCi ha lasciati Alessandra Appiano. Letteralmente: ha deciso di andar via. Da quando, due giorni fa è giunta la notizia il web n’è stato travolto.

Sorpresa, come tutti, come molti ho creduto sulle prime che fosse una bufala: com’era possibile che una donna bella e di successo potesse essere morta “per un’azione volontaria”, come subito si è scritto?

Arrivata la notizia, certa informazione è andata subito a caccia del perché, del come e del recondido, razzolando fra i se e i probabilmente come animali randagi fra i rifiuti.

Questa nostra certa informazione, che tratta l’umana sorte come miele versato per le mosche, mi fa paura, perché è dimentica della propria deontologia e dell’umana pietà, perché non fa che enfatizzare ogni proprio gesto fino al grottesco, spingendosi a volte fino al becero.

Tutto per un like, tutto per l’audience, tutto per un’ospitata, ma di tutto questo cinismo che ne faremo? I media come cattivi maestri di una società sempre più anaffettiva è un concetto che posso solo riprendere e avallare, ma che altri prima di me hanno ben reso e profetizzato, in tempi in cui molti di questi figuri non si erano ancora venduti l’anima.

Il potere del web ha creato paladini più feroci di apparenti rei – è cronaca di questi giorni su cui non voglio soffermarmi – e mi chiedo questo fino a che punto arriverà.

Sulla Appiano io non ho da dire nulla che riguardi la carriera, perché tutto avrete già letto, ma voglio fare qualche riflessione come donna e, più in generale, essere umano.

Perché sbattere in faccia a tutti illazioni, perché frugare fra circostanze – mai fin in fondo verificabili – e aspetti personalissimi di una vita così troncata?

Il dolore, il buio, la solitudine (perché alla fine di questa si tratta, intesa non necessariamente come assenza di affetti) di una pesona, che li ha evidentemente taciuti con estrema dignità e riservatezza, devono essere trascinati in pubblico in nome di un diritto di cronaca che ha perso ogni rigore?

Un passo indietro di fronte ad una donna che nel silenzio ha scelto la disperazione invece della speranza è un atto di pietà umana, di rispetto fraterno, un dono che dei colleghi fanno ad una collega.

Se tanto ci ha sorpresi l’epilogo è perché nulla Alessandra Appiano ha lasciato intendere, perché ha vissuto con riserbo un travaglio personalissimo e profondo, quanto può esserlo l’abisso della depressione.

Tutto ciò io lo guardo con grandissimo rispetto, in un momento in cui tutto è pubblico, in cui si è perso il significato stesso della parola pudore, in cui niente pare esistere se non sciorinato in pubblico sotto il vessillo della “verita”.

Quante volte abbiamo ormai sentito definire un personaggio, più o meno noto, come “una persona vera”, solo perché esternava qualunque emozione, anche bassa, e raccontava qualunque esperienza, anche la più intima?

Alessandra Appiano ha lasciato una grande testimonianza di riservatezza e dignità, pur nel suo gesto tragico. Dicono che fosse una signora e io l’ho sempre supposto dai suoi modi, sempre misurati, e dal tono di voce pacato.

Bene, lo è stata fino all’estremo gesto, poi chi fosse realmente non è dato sapere se non a chi l’ha avuta davvero vicina e a chi l’ha frequentata.

In un momento il cui nel nostro Paese tutto tende al clamore, all’eccesso e alla volgarità, credo che sia un giusto omaggio a questa donna un pensiero di rispetto e qualche parola di meno.

Alessandra, che tu possa trovar pace e – come credente – che il Signore colmi nel Suo abbraccio il vuoto che ti ha strappata alla vita.

Le foto qui presenti sono state da me prese dalla pagina FaceBook della Signora Appiano. Resto a disposizione per coloro che ne detenessero i diritti.

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