La Basilicata al SANA, salone internazionale del bio e del naturale

Il SANA è il salone dedicato al biologico e a tutto ciò che è in linea con una cultura di salvaguardia ambientale e di benessere psico-fisico, ma sbaglierebbero coloro che la credessero una banale fiera in cui aggirarsi fra stand dai prodotti strani, dove incontrare fanatici del bio e del veg, guru di medicine alternative e hippie del nuovo millennio.

Il SANA è invece un serissimo e quotatissimo salone, che ha chiuso ieri la sua 29.ma edizione, in cui la ricerca e l’innovazione costanti si sono espresse attraverso la moltitudine dei prodotti esposti, che abbracciavano i settori dell’alimentazione e della cura del corpo bio e naturale e del cosiddetto green lifestyle.

E’ anche un salone sede di incontri, tavole rotonde, conferenze, dimostrazioni ed eventi per un calendario fittissimo, in cui ancora una volta è stato difficile scegliere, tanti sono stati gli argomenti affrontati e il grandissimo numero di appuntamenti offerto, perché il SANA è sempre anche un’occasione di confronto e di crescita per un settore anch’esso in costante aumento per interesse e volume d’affari.

In un mondo e in un’epoca in cui l’uomo ha sacrificato –  e in parte ha dovuto sacrificare – per il progresso e il profitto il proprio benessere e l’ambiente in cui vive, che va dalle proprie mura domestiche fino allo stesso Creato, ecco che l’unica via di scampo è il recupero, per quanto possibile, di ciò che ha appunto sacrificato.

Un ritorno, per quanto è concesso dalla nostra civiltà, al perduto, ma col sapere di oggi. Ma recuperare il perduto, e quindi il passato, necessariamente implica un ritorno alla Natura e, inevitabilmente, alle biodiversità.

La prima grande vittima sulle nostre tavole è stato quello che è anche l’ingrediente principe della dieta mediterranea: il grano. Alimento oggi più che mai nell’occhio del ciclone per la grave questione delle grandi quantità importate dall’estero.

La tutela della filiera nazionale e soprattutto il recupero dei grani antichi autoctoni è un progetto, che molti produttori italiani portano avanti con non poche difficoltà, ma con un sostegno sempre crescente da parte del consumatore consapevole, che del SANA è il vero target.

Ecco quindi che la Basilicata diventa un espositore ideale per questa fiera e per più di una ragione: perché nel suo territorio così contenuto ospita una straordinaria biodiversità, anche faunistica, perché è culla di cereali antichi, perché ha una storica vocazione al biologico, che le viene dalle antiche tradizioni contadine, perché ha un territorio che difende con grandi parchi e oasi faunistiche, che diventano le sentinelle naturali tanto della biodiversità quanto della tutela di questa vocazione, e perché poggia le proprie attività su genti abituate a essere tenaci dalla stessa natura, spesso selvaggia, di molte zone di questa magnifica regione, fino a poco tempo fa quasi sconosciuta.

Per un’appassionata di cinema come me, è interessante constatare come ad aver tolto dalle nebbie della storia la Lucania (nome più dolce e caro agli abitanti) e ad averla avvicinata al mondo e al Paese siano stati fondamentalmente due film: La passione di Cristo e Basilicata coast to coast.

Assodato dunque che – come dice Papaleo nel suo film – “la Basilicata esiste”, si impone di portarla anche sulle tavole. La sfida è dunque costruire e consolidare un mercato inevitabilmente di nicchia soprattutto per le quantità, che non potranno essere che misurate data l’estensione del territorio e la grande varietà offerta.

Molti i prodotti lucani ancora sconosciuti ai più, ma che hanno però già da tempo ottenuto i marchi DOP e IGP: un paniere ricco di prodotti eccelsi con caratteristiche nutrizionali e storiche, che fanno di questa piccola regione un luogo prezioso per la dieta mediterranea.

Con 75 mila ettari di superficie votata al biologico, in una regione piccola e montuosa, ricca di zone tutelate o impervie, con un incremento di 25 mila ettari in più rispetto alla programmazione di sviluppo rurale del 2007/20013 e con 2281 opertori nel comparto, la Basilicata ha portato al SANA quattro consorzi e alcuni produttori in rappresentanza dei propri settori, vitali e battaglieri: il Con.Pro.Bio., consorzio che raccoglie produttori biologici e biodinamici nelle filiera cerealicola (il settore bio dominante per ettari coltivati), e ortofrutticola (che include le tante eccellenze anche per biodiversità), mentre sta portando a termine quella delle piante officinali, di cui il territorio è ricco, e avviando quella zootecnica; il Cosorzio regionale di tutela e valorizzazione del miele lucano, prodotto da api, che hanno a disposizione le vastissime aree incontaminate dei parchi; il Consorzio Basilicata Bio, che raggruppa i produttori biologici lucani (Ce.Lu.Bio), rappresentati da pastifici, anche di pasta gluten free o di solo grano locale, da aziende familiari storiche, che spaziano fra gli alimenti tradizionali del territorio: pasta, legumi e olio, e da un’azienda leader nazionale nella lombrinocoltura, che produce humus a elevato indice di fertilità; e, per finire, il Consorzio di tutela della DOC Terre dell’Alta Val d’Agri.

Se il Con.Pro.Bio. sta lavorando sul recupero di cereali e legumi antichi, questo consorzio fa altrettanto con gli antichi vitigni, in una zona dove sorprende la presenza consolidata di produzioni, che mai penseremmo in queste zone: il Merlot e il Cabernet. In verità qui si iniziò a coltivare addirittura il Pinot quando ancora in Francia era sconosciuto, e si continuò fino alla fine dell’Ottocento.

Il fatto  è che questa valle, fin dall’epoca delle colonie greche prima e romana poi, è stata zona di passaggio per i mercanti e i viandanti, che dalle coste ioniche raggiungevano quelle tirreniche, quindi zona di scambi commerciali e di sapere.

In fondo non a caso la regione pubblicizza così il proprio territorio: Basilicata. Bella scoperta, perchè questa regione è un continuo stupore, ed è appunto tutta da scoprire, e perché la Basilicata è molto, ma molto più che Matera.

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