Maldive: una sola volta può bastare

Amo viaggiare. Da sempre. Non ho però alcuno spirito d’avventura né di grande adattamento. Mentirei se dicessi: “Un viaggio sempre e comunque!”

Non c’è viaggio che ovviamente non mi abbia lasciato qualcosa, ma se dovessi fare una graduatoria le Maldive le metterei all’ultimo posto, in fondo in fondo, con un distacco notevole dal penultimo ovvero Parigi. Ebbene sì! Ma questa è un’altra storia.

Dicevo, non ho amato le Maldive e certo non perché non siano uniche o perché il posto fosse brutto. Ciò nonostante non sono rimaste nel mio cuore, lo so può suonare folle, ma un posto mi colpisce anche per l’atmosfera che mi accoglie,

non solo per le sue bellezze e le Maldive, nella mia esperienza, sono risultate davvero poco ospitali.

L’unicità del luogo è di certo affascinante, la cucina offerta straorinaria, nel mio caso la struttura all’altezza delle stelle vantate e una pulizia eccelsa, ma il personale parlava solo con gli uomini e di donne locali non ne ho viste se non una, che non ha risposto al mio sorriso. Scura in volto come l’abito che indossava.

Non so dire se la cosa dipendesse dal fatto che la gestione fosse maldiviana o da un’infelice serie di coincidenze, ma a non migliorare il clima incontrato ha contribuito anche la visita al villaggio di pescatori, escursione fatta apposta per conoscere un po’ più da vicino quel Paese. Ho trovato però solo uomini e ragazzini, questi sì gioiosi. Una sola bambina, piccola e vestita di nero, sparita al nostro arrivo.

Per reazione a tanto gelo e all’assoluta mancanza di colori, se non nei magnifici fiori di cui l’atollo era pieno, ho acquistato l’abito più colorato della mia vita, indiano come molte delle cose lì vendute. Di locale per lo più solo manufatti in legno di cocco. Gli splendidi gioielli che vi si trovano vengono dal vicino Sri Lanka come l’ottimo tè, quindi di acquisti davvero maldiviani poco o niente.

Devo dire che non mi sono mai sentita tanto a disagio in un luogo in cui ero ospite pagante.

Gli atolli sono piccoli e, a parte lo snorkeling, non c’è nulla da fare. E’ giustamente un classico viaggio da nove giorni, di cui due di viaggio, perché altrimenti si urlerebbe di noia. È di certo perfetto per chi è stressato e si vuole riposare.

Se le scegliete come meta, munitevi di un’ottima assicurazione sanitaria, visto che l’ospedale più attrezzato è a Colombo, in Sri Lanka, e ricordatevi di mettere in valigia, oltre al solito abbigliamento da mare, un cappello, ottimi solari con fattore di protezione alto e delle scarpette per passeggiare nelle acque basse, fra pesci e vegetazione marina.

L’abbigliamento succinto al posto vostro io lo lascerei a casa, se la vostra destinazione è una struttura a gestione locale o se intendete usarlo per escursioni, le Maldive sono un Paese mussulmano molto osservante e non gradiscono simboli religiosi che non siano i loro, quindi ci è stato detto di lasciarli a casa o di metterli in borsa.

Quando arriverete all’aeroporto della capitale Malè, dopo un lungo viaggio, troverete probabilmente ad accogliervi già del personale del vostro resort, con tovagliette rinfrescanti e acqua, io ci sono andata in inverno e l’impatto col caldo è stato soffocante. Gradirete il gesto.

A seconda dell’atollo in cui alloggerete, dovrete mettere in conto l’ulteriore viaggio per raggiungerlo. Le navi non sono molto veloci ed è per questo che al ritorno io ho optato per un idrovolante: un’esperienza da film!

Credevo di essere finita su un velivolo perfetta sintesi fra quello de L’aereo più pazzo del mondo e quello del film I 7 magnifici Jerry. Comunque sono velivoli sicuri, solo un tantinello – come dire – pittoreschi.

In conclusione, se amate la sabbia bianca, le barriere coralline e volete visitare uno Stato fatto da un’infinità di atolli (semi) incontaminati, se amate nuotare fra i pesci e avete davvero bisogno di allontanarvi “dal logorio della vita moderna”, allora le Maldive fanno al caso vostro.

Del resto, meritano di essere visitate UNA volta nella vita.

Maldive: una sola volta può bastare

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