Moschettieri del Re – La penultima missione

Moschettieri del Re – La penultima missione è un bel regalo di queste feste. Il primo tempo è poco incisivo, ma il secondo tempo riprende il ritmo della commedia e vola verso un finale da piccolo colpo di scena.

Il film si regge tutto sull’interpretazione dei quattro protagonisti, fra i quali svetta uno straordinario e divertentissimo Pierfrancesco Favino (D’Artagnan), seguito a ruota da Valerio Mastrandrea (Porthos). Molto brave le attrici non protagoniste, a parte ovviamente la Buy (la Regina Anna), la bravissima Matilde Gioli (l’ancella della regina) che si fa spazio fra Giulia Bevilacqua (Milady) e Valeria Solarino (Pour Parler).

I dialoghi sono ben scritti e sovrastano la storia, che diventa solo un pretesto in cui far muovere attori davvero tutti bravi, fra cui segnalo anche Raffaele Vannoli (servo/Sergio muto).

Un film a tal punto imperniato sui dialoghi e le interpretazioni da poter essere trasposto a teatro, tanto è centrale la figura dei protagonisti.

Giovanni Veronesi, che ne ha firmato la sceneggiatura oltre che la regia, non mostra alcun interesse per la ricostruzione storica, che si ferma ai costumi, né per la verosimiglianza dei personaggi di Alexandre Dumas. Il suo intento è raccontare solo la storia, che nel finale ha la sua ragione e la cosa rende il film ancora più riuscito.

I quattro Moschettieri in questione sono la lettura più originale e personale che si sia mai vista su uno schermo degli eroi di Dumas padre e non per questo meno riuscita, sospesi fra un accento francese improbabile e le inflessioni regionali di casa nostra. Ma niente è per caso e nel finale la poetica e tenera risposta, che non ho alcuna intenzione di darvi.

Non amo le recensioni con tanto di trama, figuriamoci darvi qualcosa di più di una traccia!

Personalmente ho trovato il film molto ben scritto oltre che interpretato, come ho ampiamente detto. Certo, le sequenze delle battaglie sono qui il punto debole, perché risultano più una confusione visiva che un racconto per immagini, ma non compromettono comunque la riuscita dell’opera.

Un discorso a parte meritano le musiche, che enfatizzano alcuni passaggi con un Celentano ormai cult con il suo Prisencolinensinainciusol  e si avvalgono di Paolo Conte con il suo Moschettieri al chiar di luna per i titoli di coda, da cui leggiamo con sorpresa che l’autore della colonna sonora è Luca Medici, in arte Checco Zalone.

Da lucana non posso che rimanere ammirata dalle location all’aperto, che hanno l’intatta bellezza della mia terra antica, nascosta e solitaria, lontana dalle luci di Matera.

La commedia per il nostro cinema resta un genere trainante, in cui vantiamo una solida tradizione. Certo, non tutti i film sono da ricordare, ma molti più di quanti non si creda, almeno per livello interpretativo.

Normalmente considerato minore, in realtà è una vera fucina di talenti, a cominciare proprio dagli sceneggiatori, perché – come diceva il grandissimo Totò – è facile far piangere, mentre è molto più difficile far ridere e oggi, come in tutti i tempi in cui la realtà è abbastanza fosca, di qualche buona e spensierata risata c’è davvero bisogno.

Tanto più se è un film in cui ci risparmiano le solite nudità gratuite e la consueta raffica di parolacce.

 

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