Adulterio all’italiana

Manfredi travestito e Catherine Spaak

Adulterio all’italiana è un film del 1966, diretto da Pasquale Festa Campanile, primo omaggio televisivo dopo la notizia dell’improvvisa scomparsa nei giorni scorsi di Catherine Spaak, qui protagonista con Nino Manfredi.

All’epoca parte della critica arricciò il naso: erano gli anni in cui ancora il genere commedia era considerato un sottoprodotto cinematografico eppure questo film è un gioiellino di comicità e garbo: binomio oggi purtroppo sconosciuto.

Quindici titoli “all’italiana”

Quando Pietro Germi fece il suo straordinario film Divorzio all’italiana nel 1961, era del tutto inconsapevole che quella definizione gli sarebbe stata scippata da lì al 1982 per ben quattordici volte.

La prima fu di lì a poco con Colpo gobbo all’italiana. Seguirono, in ordine: Matrimonio all’italiana, Risate all’italiana, Ménage all’italiana, Adulterio all’italiana, Amore all’italiana (ma uscì anche con i titoli di Pippo e de I supereroi diabolici), Viaggio di nozze all’italiana, Capriccio all’italiana, Un colpo all’italiana (The Italian Job), Le mille e una notte all’italiana, Atti impuri all’italiana (!!) e Bonnie e Clyde all’italiana.

Catherine Spaak e Nino ManfrediAdulterio all’italiana 1966 e 1978

Questo film fu editato due volte e nella seconda recuperò tre minuti di girato. Sarebbe interessante poter confrontare le due versioni per capire quale scena sia stata aggiunta.

Uscì la prima volta col divieto di anni 14, quindi è lecito supporre che la riedizione sia seguita a una rimozione dello stesso: la morale era cambiata e molte pellicole negli anni Settanta furono nuovamente sottoposte alle commissioni di censura per poter avere il visto di “film per tutti” in modo da garantirsi passaggi televisivi pomeridiani o in prima serata o, negli anni successivi, per poter uscire in VHS senza divieti penalizzanti per le vendite.

Manfredi non è Rock Hudson, però…

Nino Manfredi e Catherine SpaakAdulterio all’italiana è un film delizioso, un perfetto esempio di commedia italiana, ma non all’italiana. (Delle differenze fra questi due generi ve ne parlerò nel prossimo articolo.)

A guardare il film è inevitabile ripensare a certa commedia americana glamorous di pochi anni prima, in cui furoreggiavano Doris Day e Rock Hudson.

Certo Manfredi non aveva lo stesso appeal e rimandava più a Jack Lemmon (partner di Doris Day in Attenti alle vedove, 1959) che allo statuario Rock, ma in quanto ad arte era un gigante.

Catherine strizza l’occhio a Doris Day

Scritto oltre che diretto da Festa Campanile, non fa rimpiangere le commedie d’oltreoceano in quanto a brio.

Catherine è deliziosa, elegantissima negli abiti di Forquet, a tono con lo stile che Jean Luis creò per Doris. Ovviamente le disponibilità della Cecchi Gori non erano quelle della Universal e dunque il guardaroba della prima è decisamente più contenuto di quello della seconda.

Il modello femminile – di donna moderna, indipendente e volitiva – è però lo stesso, come le stesse sono le ingenue allusioni e la leggerezza del tutto.

Resta un film italianissimo

Le scenografie di Pier Luigi Pizzi raccontano della buona borghesia in un’Italia che ancora non si era accorta che il Boom stava già tramontando. Le ambientazioni sono però lontane da quelle americane, che replicavano le vistose o leziose – ma funzionalissime – case d’oltreoceano. Ai tempi l’America non ci dava certo punti in stile, ma in comfort era anni avanti a noi.

Il film ebbe diverse scene girate in esterni all’EUR, quartiere romano simbolo dell’Italia del Boom e che ritroviamo in diversi film di quegli anni.

La primadonna è lei

La Spaak è molto convincente, pur essendo ancora doppiata. La sua popolarità all’epoca era ormai tale che nei titoli di testa (ma non in tutte le locandine del film) il primo nome è il suo, mentre ne La parmigiana di Antonio Pietrangeli di soli tre anni prima aveva dovuto lasciare il posto a Manfredi, pur essendone la protagonista.

Dunque l’ordine in questo caso è capovolto, eppure il mattatore in questa deliziosa commedia è proprio Manfredi, mentre vi compaiono Mario Pisu, un grande Vittorio Caprioli e una sempre brava e splendida Maria Grazia Buccella.

Altre somiglianze

Come nei film della Day e Hudson, anche qui troviamo l’amico confidente e inaffidabile, ma se là c’era l’inconfondibile Tony Randall, qui troviamo il bravo Gino Pernice.

In questo film di Festa Campanile c’è perfino un’allusione alle famose caramelle Vip di Amore, ritorna!, che la coppia hollywoodiana girò con enorme successo nel 1961.

Copertina disco Bada CaterinaAltro elemento comune la presenza di una canzone, tanto come sigla che come motivo musicale conduttore, cosa davvero tipica delle commedie d’oro di Doris Day, essendo una cantante notissima.

Franco Migliacci per il testo e Armando Trovajoli per le musica, furono gli autori di Bada Caterina, delizioso tormentone di Adulterio all’italiana.

Trovajoli fu anche l’autore della colonna sonora originale del film.

Infine

Adulterio all’italiana tiene il ritmo dall’inizio alla fine, con una chiusura decisamente audace per i tempi.

Va visto liberi da pregiudizi femministi, perché la lotta per la parità qui ha la spensieratezza di una commedia perfetta, i cui tempi comici sono scanditi dalla determinazione spaesata dell’uno e dalla forza di carattere dell’altra.

 

Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *