Caro Maestro, ti scrivo

Caro Maestro, ti scrivo per dirti che manchi già a questo Paese sgangherato, che da tempo ha deciso che la cultura non è più un bene su cui investire e che il sapere non è più ciò che porta un popolo al progresso e alla civiltà ed infatti da questi ci allontaniamo ogni giorno che passa.

Tu che sei cresciuto col male dei colti ovvero l’eterno bisogno di accrescere il proprio sapere, te ne sei andato portandoti dietro l’ultima eco di quell’uomo rinascimentale, che raccontò la stagione più ricca delle nostre Arti.

Tu fiorentino, bene capivi che il privilegio della ricchezza e della cultura moralmente impegna al dovere di una ricaduta di quel sapere e di quel benessere sul territorio a cui si appartiene e così non hai lasciato questo mondo prima di aver creato e accompagnato nel suo consolidamento la fondazione che porta il tuo nome.

Hai vissuto a lungo tanto da conoscere la parabola di questo Paese, che ha deciso di rinnegare la propria storia di faro e culla di civiltà, imbarbarendosi ogni giorno di più, rincitrullendosi giorno dopo giorno davanti a una televisione sguaiata, inutile e pessima maestra.

Te ne sei andato senza lasciare eredi artistici, nessuno a raccogliere la tradizione dei grandi che furono tali non solo per genio, ma anche per profonda cultura.

Scomodo come tutte le grandi personalità, hai potuto sempre permetterti un libero e “scorrettissimo” pensiero, cosa che ti ha reso a me ancora più caro, perché detesto l’andazzo di questi nostri tempi mediocri, in cui il politicamente corretto è la nenia che tacita gli intelletti, l’alibi per molti vigliacchi.

Caro Maestro, sei fra quegli artisti che avrei voluto conoscere di persona, di cui diventare amica discreta per poter godere di tutto ciò che hai portato definitivamente via con te.

Buon viaggio, Maestro, sono certa che con quel magnifico Gesù di Nazareth anche San Pietro sarà impaziente di conoscerti.

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