Spesso sono arrivata seconda

Maria Evelina Buffa Nazzari firma Spesso sono arrivata seconda, il suo ultimo libro, e lo fa per esteso.

Questo nome lungo che ha lasciato che si componesse e scomponesse nei vari momenti della sua vita e che nel frontespizio appare completo, è già in qualche modo un prologo alle 204 pagine che ho divorato, ma che ho dovuto far decantare prima di scriverne, per quanto mi hanno coinvolta.

Spesso sono arrivata seconda è un libro che non nasce come biografia, ma che nei fatti finisce per esserlo. Non a caso il sottotitolo dell’opera è Vagabondaggi autobiografici di un granello di sabbia.

L’autrice ha vissuto sempre una vita decisamente fuori dall’usuale. Figlia unica dell’indimenticabile Amedeo Nazzari, fin dalla nascita è stata destinata a un’esistenza non comune, ma né lei né i suoi avrebbero mai immaginato che questa sarebbe stata anche attraversata da serie difficoltà e grandi prove.

In un momento della vita in cui un trasloco vuole segnare una cesura col passato e un cambiamento verso il futuro – che le auguro con tutto il cuore sereno al di là delle premesse -, l’autrice si imbatte in un vecchio diario di scuola, che la guida fra i ricordi, la spinge a far ricerche e a ricostruire fatti della propria famiglia, offrendo lo spunto per la scrittura di questo libro.

Spesso sono arrivata seconda credo nasca come risposta a un bisogno interiore: chi ha il dono della scrittura, come Evelina, trova in questa forma di espressione un modo per aprirsi, per allentare la morsa della vita.

È stato scritto come un insieme di fogli sparsi e poi raccolti, che hanno trovato una loro continuità e coerenza nel fil rouge dell’esistenza stessa dell’autrice.

Come su un lettino – questa è l’impressione che ne ho ricavata – Evelina si racconta, spinta dagli spunti del momento. L’unica logica che insegue è il bisogno di lasciare andare tutto ciò che si è accumulato, fra ricordi ed emozioni, nel suo profondo.

In un trasloco sempre si fa la cernita fra ciò che ci seguirà e ciò che butteremo, l’autrice in qualche modo fa lo stesso con i propri pensieri e le proprie emozioni liberate. Un libro che è esso stesso diario, in cui annotare testimonianze di un cammino, fatto a sua volta di tanti percorsi.

Credo sia un libro giunto in un momento della sua vita in cui ha potuto fare i conti col proprio vissuto, riuscendo a far pace con esso e avendo già sciolti quei nodi possibili, che in quanto tali non saranno necessariamente tutti.

Spesso sono arrivata seconda non è un mero sfogo, l’occasione per l’autrice di pareggiare i conti o togliersi dei sassolini dalla scarpa, ma un bisogno “neutro” ovvero privo di intenzioni benevoli o malevoli verso le persone, che hanno determinato il proprio cammino. È un racconto oggettivo nella misura in cui può esserlo quello di chi lo ha vissuto e accettato.

La chiara capacità di raccontare il più profondo io con un linguaggio lucido mette il lettore in una posizione emotivamente difficile, se come me è per sua natura teso sempre a fare un passo indietro difronte al privato altrui. Impossibile non farsi coinvolgere, da qui la necessità di mettere un tempo fra la lettura e la recensione.

Lasciatemi anche dire che ricavare impressioni da un libro come questo è cosa diversa che scriverne, perché mette chi lo fa comunque nella posizione di affermare un giudizio ad alta voce e su contenuti tanto personali, che in fondo non si conoscono davvero.

Certo non posso limitarmi solo a dire che è un libro che caldamente vi consiglio, perché ben scritto, profondo e ricco, ma entrare anche nel merito mi fa quasi chiedere scusa ancor prima di premere il tasto “Pubblica” di questo blog.

Il libro di Evelina è un libro forte, ti fa desiderare di averla come amica, al di là dell’illustre ascendenza. Ti muove a sentire ciò che racconta e questo dà la misura della qualità della sua scrittura.

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One thought on “Spesso sono arrivata seconda

  1. proprio così, Aida! ti viene voglia di esserle amico. La presenza di Evelina all’incontro di Amelia non ha fatto che da prologo a questo desiderio di esserle amico che la lettura del suo diario intimo fatto a pezzetti, ricco di aneddoti curiosi e di momenti di dolore e di difficoltà, ha confermato.

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