Per i 100 anni di Nino Manfredi – che oggi si festeggiano – tanti gli articoli, non ha dunque senso farne un ennesimo per ripercorrerne la magnifica carriera, preferisco ricordarlo invece parlandovi di Un friccico ner core – I 100 volti di mio padre Nino, scritto da Luca Manfredi.
Un piccolo libro, che si legge d’un fiato. La vita di uno dei più grandi attori del nostro Novecento vista con gli occhi del figlio attraverso quattordici capitoletti.
Chi era Nino? E chi può dirlo?! Noi, il suo pubblico, no di sicuro.
So che non brillava per amabilità né per facilità di carattere, a detta di alcuni, ma che fosse un puro talento è indubbio. Un talento straordinario, come la sua vita.
A conoscerla viene da pensare che Qualcuno avesse scritto per lui grandi cose, strappandolo alla morte contro ogni ragionevole previsione ed evidenza.
Da credente mi stupisce e incuriosisce vedere come in un uomo, che tanto ha avuto, sfuggisse il senso di Dio. Del resto la fede come la sua assenza sta negli stessi segni: la differenza è nello sguardo che vi si posa.
Un uomo complesso, umanissimo e avviticchiato al suo immenso talento.
Essere figlio di un attore di grande successo non è mai facile, già ho avuto modo di parlarne qui, nel caso poi di una personalità tanto sfaccettata ancora di più.
Eppure ha saputo “seminare” se, nonostante tutto, ha lasciato dietro di sé così tanto amore.
Un uomo fortunato anche nell’incontro determinante della sua vita: la moglie Erminia. Una donna non meno straordinaria, dalla personalità forte forse più della sua, per essere rimasta salda al fianco di un uomo, che l’amò profondamente, ma che non concepiva la fedeltà.
Mai vittima né donna dolente. Forte, sicura e artefice del proprio destino. Non so quanto Saturnino sarebbe potuto essere Nino Manfredi senza di lei.
Luca racconta episodi della vita di suo padre che non conoscevo, che da soli sarebbero spunti per film del buon cinema italiano di un tempo.
Io ho per l’attore Manfredi una stima sconfinata, l’uomo non l’ho conosciuto, l’ho solo incrociato a un Festival di Venezia, al braccio della sua inseparabile Erminia.
Elegantissimo, dritto come un fuso, vestito con un impeccabile smoking bianco: un glamour impensabile negli attori di oggi, per quanto divi, per quanto bravi e belli. Bisogna farsene una ragione.
Personalmente fra i cosiddetti “colonnelli” – Sordi, Gassman, Tognazzi oltre lo stesso Manfredi – reputo che fosse il più bravo, perché il più duttile, il più altro da sé in scena, capace di essere infiniti personaggi, sempre diverso, mentre i colleghi arrivavano fino a un certo punto con il loro trasformismo, poi ridiventavano loro stessi, con quel loro modo di essere anche nella vita.
Credo che più che con il film tivvù In arte Nino, Luca abbia saputo raccontare il padre con questo suo Un friccico ner core. In modo semplice, schietto.
Non so quanto gli sia stato facile, ma facile ne è la lettura, un’occasione per conoscere un po’ più da vicino chi crediamo di conoscere da sempre.
Buon compleanno, Nino! Hai visto? La morte non è un buco nero e tu non sei mai andato via.