Era da tempo che tenevo d’occhio il Mauro Bolognini Film Festival, ma non avevo mai avuto occasione di partecipare. Quest’anno mi è riuscito.
Sono moltissimi i festival dedicati alla settima arte e per chi considera il cinema un’inesauribile materia di studio spesso quelli piccoli riservano sorprese o spunti particolarmente interessanti.
Ho dato una scorsa al programma di quest’anno e sono partita: quasi un’intera giornata sarebbe stata dedicata per un omaggio ad Andrea Bolognini. Non avrei potuto seguire l’intero festival, ma quella giornata non me la sarei persa.
Non solo Mauro
Il grande pubblico si ferma a Mauro, noto e importante regista, ma i Bolognini sono una delle famiglie illustri del nostro cinema. Dopo una carriera da calciatore, anche il fratello minore Manolo lo seguì a Roma da Pistoia, loro città natale e sede tanto del festival quanto del museo dedicato a Mauro.
La sua fu una lunga carriera, ma più lontana dai riflettori, come accade spesso ai produttori e Manolo fu un grande produttore. La lista dei suoi film è notevole e potete trovarla in rete, io mi limito a dirvi che ha lavorato per il cinema dei grandi successi al botteghino come per quello d’autore e con la stessa serietà, la stessa passione.
Andrea era suo figlio e come la sorella Carlotta, autrice e produttrice, era cresciuto sui set e del cinema conosceva ogni aspetto.
Due anni fa ci ha lasciati inaspettatamente e il festival, con cui collaborava, ha atteso il ritorno in sala per rendergli omaggio.
Omaggio che non intendevo perdermi, perché Andrea era schivo e di lui si è sempre saputo poco. Conosciuto e stimatissimo nell’ambiente, al grande pubblico resta poco noto pur avendo lavorato fin da giovane, ma in quei “mestieri” in cui una reputazionete te la fai lontano dai riflettori.
Inoltre avrei finalmente avuta l’occasione di vedere il suo film sul grande schermo, che al tempo mi ero persa: Raul. Il diritto di uccidere. Un solo film, ma – credetemi – basta a far capire quanto il cinema per questo artista non avesse segreti.
Un solo film
Uscito nel 2005 fu l’ultimo film interpretato da Laura Betti, che divise il cast con Giancarlo Giannini, Alessandro Haber, una giovane e talentuosa Violante Placido e Stefano Dionisi, che veste perfettamente i panni del protagonista.
Liberamente ispirato a Delitto e castigo di Fëdor Dostoevskij, sceneggiato fra gli altri dalla grande Suso Cecchi D’Amico e magistralmente musicato da Andrea Morricone è davvero un bel film, esempio di quel cinema di qualità che non siamo più così tanto abituati a vedere. Bella anche la fotografia di Daniele Nannuzzi, che enfatizza una storia in bilico fra follia e rovina.
Vi lascio il trailer e vi invito a cercarlo. Merita.
Una raccolta da non perdere
L’evento ha offerto anche l’occasione per la presentazione del libro Racconti cinematografici e dintorni, che Roberta Cantele ha realizzato durante la pandemia. In quell’assenza improvvisa seguita alla sua morte, in cui tutto era rimasto come Andrea l’aveva lasciato, la sua compagna ha voluto raccogliere gli scritti trovati nel suo computer.
Andrea, che diceva di sentirsi un regista più che uno scrittore, andava a cercare al bar l’ispirazione per quei racconti e lì osservava gli avventori, che di quelle sue storie diventavano i protagonisti.
Una bella raccolta, che vi consiglio, in cui la rappresentazione di ciò che i suoi occhi avevano osservato non è la registrazione del percepito, ma la rielaborazione di quella realtà attraverso il suo sentire creativo.
Roberta Cantele ha lasciato il palco dichiarando che questa raccolta non è che il primo dei progetti che intende realizzare, affinché nulla di ciò che il suo compagno Andrea Bolognini ha lasciato d’incompiuto resti tale.
Le foto di questo articolo sono state gentilmente concesse dalla Signora Carlotta Bolognini.