Cinquant’anni senza Nannarella

Nannarella in copertinaCinquant’anni senza Nannarella e per ricordarla è uscito in libreria Anna Magnani. Racconto d’attrice.

I giovani d’oggi la conoscono? E i meno giovani di lei e del suo enorme talento cosa sanno? Anna credo che per molti sia poco più di un fermo immagine: riversa a terra, priva di vita, con Fabrizi chino su di lei o mentre corre dietro al camion dei Tedeschi o quando, con sguardo di sfida, affronta il Nazista in mezzo alle altre donne durante la perquisizione.

Anna per molti è una foto in bianco e nero tratta da Roma città aperta. Anna è un cumulo di luoghi comuni, che rimbalzano dalla stampa ai salotti televisivi. Anna oggi è sconosciuta ai più.

Chiara Ricci dedica a lei la sua ultima fatica letteraria, è il suo omaggio ad un’artista che non ha mai voluto essere una diva, in un tempo in cui tutte avrebbero dato chissà cosa per esserlo. La Magnani attraversa questo libro con una tale grazia, che sembra volare. Si attarda solo nella parte monografica, in cui l’autrice analizza il rapporto di alcuni suoi film e le opere teatrali da cui sono tratti.

Una, nessuna e centomila

Anna fu una donna complessa, magnifica, irrisolta eppure completa, leale ma capace anche di essere “l’altra”, contraddittoria per alcuni versi e coerente per altri, fragilissima e d’acciaio. Anna era oltre la propria epoca. Una personalità talmente ricca umanamente da trovare in sé tutto ciò che le poteva servire per essere le innumerevoli donne da lei rappresentate.

Non era un talento istrionico e non entrava e usciva dai propri personaggi, Nannarella era i suoi stessi personaggi. Come lei stessa sosteneva, aveva in sé duemila donne ed era questa o quella in base alla storia raccontata, dava loro vita e voce. Anna era una sorta di archetipo, era una, nessuna e centomila donne. Era l’universo femminile.

Teatro significa vivere sul serio quello che gli altri, nella vita, recitano male (Eduardo)

Non era falsa modestia la sua quando disse di non sapere se fosse davvero un’attrice, proprio perché il recitare ha in sé il concetto di rappresentazione e dunque non di realtà, mentre lei sentiva quanto mai vero il personaggio che portava in scena.

Anna era in assoluta sintonia con Eduardo non a caso: per il grande drammaturgo il teatro era la vita portata sulle tavole di un palcoscenico. Tutto questo è perfettamente riscontrabile nel libro di Chiara Ricci, non così esplicitato, ma comunque presente, perché l’autrice conosce a fondo la Magnani e solo chi l’ha studiata come attrice e come donna può arrivare a vedere quanto complessa fosse la sua figura, umana e artistica.

Un libro per tutti

Si tratta di un libro scorrevole, che non si perde in tecnicismi. Anche nella parte più propriamente di approfondimento, resta agevole. Può essere un primo approccio per chi vuol conoscere Nannarella o un approfondimento da un’angolazione diversa per chi già conosce la Magnani, è un libro che consiglio a chiunque, appassionato o “del mestiere” che sia.

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Anna in una canzone immortale

Nel ricordo di Eduardo

Nel mio

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