Il Principe poeta

Totò Genio, una mostra che continuaUn altro compleanno di Totò. Un altro compleanno senza Totò.

Ma è poi davvero così? Esiste infatti un altro nostro artista tanto presente e amato?

Antonio de Curtis, avvilito dal pesante ostracismo di critici cenematografici miopi o snob, si era chiesto verso la fine della propria vita cosa avrebbe mai lasciato artisticamente, se mai sarebbe stato ricordato. Ebbene che sorpresa avrà poi avuto!

I sui film – belli, meno belli, bellissimi – sono la porta attraverso cui è entrato in milioni di cuori per non uscirne più.

Immortale come Pulcinella,  lo abbiamo accolto nelle nostre case fra i nostri affetti. La maschera Totò al contrario di Pulcinella ha però dietro la complessità, l’umanità e l’intenso vissuto di Antonio de Curtis.

Modo migliore per ricordarlo non trovo delle sue stesse liriche, alcune divenute canzoni o nate già tali.

In vita pubblicò i propri versi col titolo della poesia sua più celebre: ‘A livella, nel 1964. Seguirono molteplici edizioni.

Qualche mese fa la nipote Elena Anticoli de Curtis con Virginia Falconetti ha dato alle stampe la raccolta completa di versi e canzoni, con cinque inediti: Il Pricipe poeta. Mai titolo di un libro su Totò fu più centrato.

Nella terza di copertina troverete l’elenco autografo delle poesie che il celebre nonno fece allora pubblicare.

Una raccolta bellissima, arricchita qua e là da alcuni QR code, che vi permetteranno di ascoltare lo stesso de Curtis declamare i propri versi o alcune delle canzoni nelle interpretazioni di allora, perché Il Principe poeta è un’opera multimediale.

223 pagine per un viaggio nell’universo di questo uomo a noi così caro, un lavoro diviso per temi, ognuno introdotto da riflessioni e annotazioni e arricchito da foto personali.

Un libro da tenere sul comodino o sul tavolino del salotto, perché la sua lettura non può dirsi mai compiuta.

Se conoscete la sua biografia sarà come scorrerla, perché il Principe lascia fra quei versi il proprio vissuto, quello più intimo.

Un viaggio nell’uomo Totò, nella sua poetica, nella sua visione della vita (popolata di uomini e caporali), fra gli amori più grandi, tra l’affetto profondo per gli animali e per i cani su tutti, nei luoghi del cuore (fatti di mura o di vie), lungo gli alti e bassi di un animo generoso e spesso provato dai colpi di una vita straordinaria, ma tutt’altro che al riparo dalle prove.

Il merito de Il Principe poeta sta soprattutto nel dare una veste nuova, più compiuta e più ricca a queste composizioni, stimolando i lettori ad andare oltre l’immortale e bellissima Malafemmena e ad uscire dalla rosa delle poesie più note per scoprire ed innamorarsi di Ludovico e Sarchiapone, Calannario, Chiove, ‘E pezziente solo per citarne alcune di quelle a me più care.

Proprio alcuni fra i versi più celebri sono stati portati in scena dall’artista e compositore Pasquale Imperatore, che con sé ha voluto musicisti, cantanti e la stessa Elena Anticoli de Curtis e Loretta Cavaricci, che ha letto passi del libro A Napoli con Totò – Dalla Sanità alla luna, di cui entrambe sono autrici, ma di cui vi parlerò altrove, perché merita una propria recensione.

Una prima teatrale per saggiare il pubblico e l’allestimento con un’opera fortemente partecipata e composita, in cui i versi sono stati musicati, reinterpretati, declamati in un crescendo rappresentativo, intervallandoli con le letture dal libro citato e coi racconti che la nipote ha fatto del celebre nonno, restituendocelo – se possibile – ancora più umano, nel senso di più prossimo.

Uno spettacolo in napoletano, musicale già nella lingua, un omaggio appassionato in cui chi declama o canta lo fa nel proprio dialetto, fedele al testo, senza forzature fastidiose. Per me un ripasso emozionante di versi con cui sono cresciuta.

L’autore e l’ideatore di Totò – Zuoccole Tammorre e Femmene, opera perfetta per il giorno di San Valentino in cui si è svolta – vista la quantità di versi che il Principe poeta scrisse sull’amore e per amore – ha tratto un evidente plauso dalla serata ed un incoraggiameto a proseguire, perché lo spettacolo ha ritardato la propria rappresentazione per la grande affluenza di pubblico, che non ha potuto trovare attrettanto posto nel Teatro Alemanni di Bologna.

 

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